Dott.ssa Erika Debelli
Psicologa Psicoterapeuta
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INTERVENTI
Sostegno psicologico
“C’è una crepa in ogni cosa:
è da lì che entra la luce.”
Leonard Cohen
Cos'è il sostegno psicologico
Il sostegno psicologico è un tipo di intervento caratterizzato dalla scelta clinica dello psicoterapeuta di rimanere prevalentemente ad un livello di elaborazione più vicino alla consapevolezza, alla coscienza, più mirato al sostegno dell'Io del paziente, e meno rivolto all'indagine ad ampio respiro dell'inconscio o al trattamento della psicopatologia.
Siamo quindi un po' più “in superficie”, più vicini agli aspetti preconsci e consci, spesso riguardanti la situazione di vita attuale della persona che si rivolge allo psicologo.
Il sostegno psicologico non mira a produrre insight profondi, anche se può favorirli; non mira necessariamente ad una ristrutturazione complessiva di aspetti importanti della personalità, anche se può a volte essere il punto di partenza per successivi sviluppi in tal senso.
Nel corso di un sostegno psicologico, lo psicologo può funzionare come Io ausiliario per il suo paziente, e accompagnarlo in un cammino che gli consenta di sentirsi sostenuto, rimanendo ad un livello molto vicino alla consapevolezza e mettendo in atto a questo livello degli interventi (quali ad esempio la chiarificazione) che consentono al paziente di entrare in contatto con gli aspetti di sé che erano rimasti latenti, appena al di là della consapevolezza, e che creavano disagio.
Quando può essere utile il sostegno psicologico?
Il sostegno psicologico può essere indicato ad esempio nei casi in cui una persona che normalmente disponeva di buone risorse e di un buon funzionamento psichico si trovi a dover affrontare una difficoltà più o meno temporanea, connessa ad esempio ad una crisi adattiva o evolutiva. Può esserci una crisi legata ad un evento complesso quale un lutto o una separazione coniugale, oppure anche una crisi legata ad un evento positivo, che però porta con sè un insieme di vissuti difficili da gestire, come ad esempio un'importante promozione sul lavoro che, sebbene desiderata, attiva vissuti ambivalenti e responsabilità che rischiano di superare il limite che normalmente risultava tollerabile per l'individuo. Possono esserci anche delle crisi evolutive, legate a normali processi di vita che ogni persona normalmente affronta: ad esempio le crisi evolutive connesse all'adolescenza, alla menopausa, al diventare genitori, all'uscita da esso con il pensionamento, al matrimonio, al passaggio delle cosiddette “età cerniera”, sono tutti esempi di crisi fisiologiche, a volte attese e desiderate, a volte temute, che rientrano nel normale processo di vita e di sviluppo. Sono crisi che possono evolvere positivamente e senza difficoltà, ma che in alcune occasioni, per un concorrere di numerosi fattori, necessitano di un sostegno per potersi svolgere e concludere in modo fluido e positivo.
All'estremo opposto, il sostegno può essere indicato per le persone che invece non hanno una sufficiente strutturazione della personalitò, individui con una fragilità dell'Io e/o un esame di realtà deficitario, per i quali gli interventi interpretativi tipici della psicoterapia sarebbero troppo complessi, mentre risulterebbero più efficaci gli interventi di supporto e sostegno all'Io.
Quali modalità ha il sostegno psicologico?
Tra i metodi utilizzati nel sostegno psicologico, uno dei principali è la chiarificazione. Essa consente di chiarire vissuti, idee e pensieri su alcuni aspetti della propria esperienza personale o relazionale, di affrontare il proprio modo di porsi di fronte al problema, o alcuni aspetti poco chiari della comunicazione.
L'ascolto empatico e non giudicante dello psicoterapeuta sostiene il progredire di tutto il percorso, ed è una modalità di ascolto sempre presente, anche negli altri tipi di intervento psicologico o psicoterapeutico.
Frequente è inoltre l'utilizzo da parte dello psicologo di semplici domando o suggerimenti, ma questi sono caratterizzati all'interno del contesto clinico da una coloritura diversa da quella che può caratterizzarli in contesti non psicologici. Lo psicologo si astiene infatti dal dare suggerimenti e consigli diretti al paziente su come dovrebbe comportarsi, sentire o pensare: egli piuttosto riprende, esplicita, sottolinea scelte e orientamenti che emergono già dal paziente stesso nel corso del colloquio, e di cui magari egli non era fino ad allora pienamente consapevole, ma che ora possono emergere sostenuti dalla chiarificazione e dalla risignificazione promosse dal terapeuta sulla base della comprensione clinica dei processi psichici sottostanti.
Ciò può essere favorito tramite movimenti di riflessione, e quindi per mezzo di considerazioni e ragionamenti con cui il terapeuta sostiene il paziente nell'elaborazione degli elementi emersi attraverso il dialogo terapeutico.
In tal modo vengono favorite nuove acquisizioni anche grazie alle spiegazioni, cioè a comunicazioni per mezzo delle quali lo psicologo può ad esempio favorire e sostenere l'esame di realtà quando questo è carente, e grazie alla verbalizzazione degli affetti, per mezzo della quale lo psicologo promuove e favorisce la traduzione in parole di moti affettivi di cui il paziente ha una percezione ancora vaga, non pienamente consapevole, magari espressa solo o prevalentemente per via somatica o comportamentale, o comunque non ancora pienamente verbalizzabile.
Quali sono i tempi del sostegno psicologico?
Il sostegno psicologico ha spesso tempi più brevi di una psicoterapia. I tempi dipendono da numerose variabili, tra le quali il tipo di problematica portata dal paziente, le aree di disturbo coinvolte, le risorse di cui egli dispone (sia personali che relazionali e legate al contesto), nonché le resistenze che si oppongono al cambiamento, perché paradossalmente cambiare può spaventare a volte anche più che conservare un rassicurante e ormai familiare status quo, per quanto disfunzionale.
Sarà comunque sempre lo psicologo psicoterapeuta, a seguito di una prima valutazione clinica, a definire se il percorso migliore è più efficace per il paziente può essere quello del sostegno psicologico oppure altro tipo di percorso.
Alla conclusione del percorso di sostegno può accadere che il paziente, avendo sperimentato alcuni esiti positivi nel sostegno, desideri approfondire ulteriori tematiche cui ha iniziato ad avvicinarsi durante i colloqui, decidendo quindi a questo punto di intraprendere un percorso di psicoterapia. In altri casi invece può accadere che si decida di non proseguire alla conclusione del percorso di sostegno, in quanto il lavoro svolto durante il percorso di sostegno può essere ritenuto dalla persona soddisfacente e sufficiente a consentirle di riprendere pienamente la sua vita, in modo più funzionale e adattivo.
Bibliografia