Dott.ssa Erika Debelli
Psicologa Psicoterapeuta
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"Se vogliamo godere del cibo dobbiamo invitare anche la mente."
(J.C. Bays)
A cosa state pensando in questo momento?
Se ci fate caso, il più delle volte non state pensando a questo momento. Magari state leggendo distrattamente, mentre il pensiero va al lavoro da riprendere tra 10 minuti, a quella mail cui dovete rispondere, o all’orario in cui esce vostro figlio da scuola.
La nostra mente è il più delle volte presa da altro: pensiamo al futuro – alle cose da fare o ai progetti del weekend – oppure pensiamo al passato – a quanto successo prima, un anno fa o dieci minuti fa poco cambia – ma non riusciamo a “stare” nel momento.
Ci ritroviamo così costantemente schiacciati tra passato e futuro. E questo succede a tutti, sia agli adulti sia ai bambini. E succede in tutti i momenti, anche mentre mangiamo.
“Il futuro ci tormenta, il passato ci trattiene, ecco perché il presente ci sfugge”, scriveva Gustave Flaubert.
Si sta diffondendo un approccio ci porta invece in una direzione diversa, che tra i suoi punti di forza ha proprio il focus sulla consapevolezza intenzionale e non giudicante del momento presente: la mindfulness.
Con il termine “mindfulness” ci si riferisce alla “consapevolezza che emerge prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente, in modo non giudicante, al presentarsi dell’esperienza momento per momento”. (Jon Kabat-Zinn)
La mindfulness è dunque uno stato di presenza e consapevolezza, priva di giudizio o critica, rivolta a ciò che succede dentro di noi e intorno a noi. Ha le sue radici nelle discipline orientali, e si trova alla base di alcune nuove pratiche per il benessere psicofisico applicate nell’ambito piscologico.
Le pratiche mindfulness sono composte in ampia misura da meditazioni che, come ha evidenziato la ricerca, non solo producono una sensazione di benessere, ma sono in grado di apportare modifiche alla struttura stessa del cervello e al suo funzionamento.
Le pratiche della mindfulness possono essere applicate nella quotidianità, e possono essere applicate anche all’ambito dell’alimentazione grazie ai protocolli di Mindful Eating (sia per gli adulti che per i bambini) che permettono di riscoprire la naturale capacità di autoregolarsi nell’assunzione del cibo.
Spesso anche l’alimentazione subisce i ritmi frenetici e i mille pensieri e impegni della quotidianità. Quante persone si riconoscono nell'abitudine di mangiare con la tv accesa, col telefonino, o con il pensiero ad altro, ingurgitando in modo automatico e inconsapevole? E quanti bambini fanno merenda con cartoni e giochi, quasi inconsapevoli di scartare automaticamente l’ennesima merendina, senza ascoltare la reale fame?
Tutto ciò fa sì che si smarrisca progressivamente la connessione mente-corpo e la capacità di ascoltare e discriminare gli stimoli interni al nostro corpo che ci segnalano lo stato di fame o sazietà.
La Mindful Eating può svolgere una funzione importante nel favorire la consapevolezza nel momento dell’alimentazione, contribuendo a modulare abitudini alimentari disfunzionali, favorendo un migliore controllo dell’assunzione di cibo e una maggiore connessione mente-corpo.
La Mindful Eating può essere utile ad esempio nei casi di alimentazione incontrollata (Binge Eating) o di alimentazione emotiva (Emotional Eating), nonché nel ridurre l’alimentazione disfunzionale in risposta a segnali esterni, apprendimenti, ecc. In altri casi può essere invece preferibile un percorso di psicoterapia, che prenda in considerazione l’aspetto intrapsichico e relazionale coinvolto in alcune forme di disturbo, ma sarà sempre lo psicoterapeuta a fornire le indicazioni e a scegliere il percorso più opportuno in base alla specifica situazione che l’individuo porta.
In età evolutiva la Mindful Eating può svolgere una importante funzione di prevenzione di atteggiamenti disfunzionali e contrastare il sovrappeso e l’obesità in età pediatrica, favorendo un approccio positivo e consapevole al cibo da parte dei bambini.
La Mindful Eating fa infatti riferimento alla consapevolezza che emerge prestando attenzione con mente aperta, curiosa e non giudicante al momento presente – come previsto dalla mindfulness - ma in un tempo particolare: quello dell’alimentazione. Si esercita così la consapevolezza rivolta non solo al cibo in sé ma anche all’effetto che il cibo ha su tutti i cinque sensi, nonché alle esperienze emotive, alle sensazioni, alle percezioni fisiche che si presentano durante l’atto del mangiare.
È bene ricordare che la Mindful Eating non insegna cosa mangiare: non è una dieta né un regime alimentare. Insegna invece come mangiare.
Pur non essendo una dieta, tuttavia può aiutare nella gestione del peso attraverso un rapporto più sano e consapevole con il cibo, una maggiore connessione con quanto è dentro e quanto è fuori di noi, e sostenendo la sensibilità per segnali interni di fame o di sazietà prima confusi o non percepibili.
I dati del Ministero della Salute stimano che in Italia circa il 24% dei bambini nella fascia d’età tra i 6 e gli 11 anni sia in sovrappeso e il 12% sia obeso. Le diete, soprattutto se applicate in modalità “fai da te” o se seguite in modo intermittente, rischiano secondo numerosi studi di produrre ripercussioni a lungo termine, con implicazioni per comportamenti alimentari disfunzionali che durano tutta la vita.
La Mindul Eating non è una “dieta”, ma favorisce una attitudine alimentare consapevole, in grado di riconnettere il bambino con i propri sensi e i propri segnali interni di fame e sazietà. In tal modo il bambino può ritornare ad essere un mangiatore “saggio” e consapevole.
Il percorso di Mindul Eating per bambini prevede una serie di incontri svolti insieme a bambini e genitori. I gruppi sono strutturati in modo da coinvolgere bambini di età omogenea. Nel corso di questi incontri essi riscoprono i propri sensi e la propria consapevolezza, attraverso modalità ludiche, giocose, divertenti. Gli esercizi a casa consentono di rafforzare le competenze apprese e di inserire nella routine quotidiana quanto sperimentato nel corso.
Riassumendo, cosa significa mangiare Mindful?
- Fare scelte consapevoli nel cibo;
- Coltivare la curiosità ed esplorare il cibo con tutti i sensi (quindi non solo con il gusto, ma anche con la vista, l’olfatto, il tatto, l’udito);
- Essere consapevoli ed esplorare la propria esperienza durante il mangiare (quindi non solo i sensi ma anche i pensieri, le sensazioni, le emozioni);
- Riconnettersi con i segnali interni del proprio corpo che indicano fame o sazietà;
- Mangiare in modo consapevole in risposta ai propri segnali interni e non più in base ad altri stimoli (emotivi, sociali, da apprendimento, ecc.).
BIBLIOGRAFIA
- Bays J.C., "Mindful eating. Per riscoprire una sana e gioiosa relazione con il cibo"", Enrico Damiani Editore, 2021.
- Montesarchio T., “Mindful eating. Una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo”, EPC Editore, 2017.