Dott.ssa Erika Debelli 

Psicologa Psicoterapeuta


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Cosa si fa nella psicoterapia infantile

“Se voi fate tutto ciò che potete per promuovere la crescita personale dei vostri figli, dovete essere pronti ad affrontare dei risultati inquietanti. Se i vostri figli riusciranno a incontrare se stessi, non si accontenteranno di incontrare solamente una parte del proprio Sé, ma vorranno incontrarlo per intero, comprendendo cioè sia gli elementi aggressivi e distruttivi, sia quelli che potrebbero essere definiti di amore.

Comunque sia, vi sarà questa lunga lotta cui dovete sopravvivere.” 

(Donald Winnicott)

Cos'è la psicoterapia dell'età evolutiva

La psicoterapia dell'età evolutiva comprende quell'insieme di percorsi terapeutici volti a sostenere il benessere psicologico dei minori di 18 anni, dalla prima infanzia fino all'adolescenza. Quando i bambini/e o i ragazzi/e esprimono segnali di disagio o sofferenza può essere importante intervenire per sostenerli e aiutarli a riprendere il loro percorso di crescita.  

La psicoterapia si occupa di cura delle funzioni affettive, emotive, cognitive, relazionali nel delicato periodo della crescita, offre supporto nelle diverse fasi evolutive e nelle fasi di passaggio, offre uno spazio di ascolto e cura delle difficoltà che si possono incontrare, ad esempio sul piano emotivo o comportamentale. Può favorire una crescente consapevolezza di sé e del proprio mondo interno, un maggior benessere psico-fisico, una migliore gestione delle emozioni, una maggiore integrazione, consente di affrontare esperienze traumatiche o eventi legati a cambiamenti e fasi di transizione della vita, come separazioni o lutti. La psicoterapia consente al bambino e alla famiglia di crescere insieme, di riconoscere e gestire le emozioni, di superare momenti di impasse, di avviare nuove forme di comunicazione per trovare insieme nuove soluzioni. 

 

 

Modalità di intervento nella psicoterapia dell'età evolutiva

Le modalità di intervento nella psicologia e psicoterapia dell'età evolutiva sono sempre necessariamente modulate in base all’età e al livello di sviluppo del bambino, e utilizzano principalmente strumenti quali il gioco o il disegno, integrati dal colloquio, al fine di avviare con strumenti “a sua misura” quel cambiamento terapeutico che consentirà di affrontare il temporaneo disagio e di riprendere il percorso evolutivo in serenità. 

Attraverso il gioco ed il disegno è possibile andare ad esplorare il mondo interno del bambino, le sue paure, le sue preoccupazioni, i suoi vissuti e, sempre attraverso gioco e disegno, si può arrivare ad una elaborazione terapeutica e ad un cambiamento positivo. Lo spazio del gioco e del disegno diventa lo spazio in cui si depositano e si proiettano aspetti di sé che possono essere rappresentati e “raccontati” in modo compatibile con il livello evolutivo del bambino. Il colloquio con il bambino va ad integrare l'esplorazione del mondo interno, compatibilmente con l'età ed il livello di sviluppo, fornendo ulteriori elementi. 

Gli elementi raccolti nelle prime sedute di valutazione del bambino/a o ragazzo/a consentiranno allo psicoterapeuta, insieme agli elementi raccolti nel primo colloquio anamnestico svolto con i genitori, di formulare una prima ipotesi diagnostica ed un progetto terapeutico, che saranno comunicati ai genitori in un colloquio di restituzione prima di iniziare la vera e propria psicoterapia del minore. 

 

 

Il ruolo dei genitori nella psicoterapia dell'età evolutiva

I genitori hanno un ruolo attivo nel percorso del minore, con alcune naturali limitazioni quando ci si rivolge all'adolescente.

Essi sono fin dall'inizio i promotori di un cambiamento, riconoscendo nel figlio/a qualche iniziale segnale di difficoltà e attivandosi per trovare una soluzione. La possibilità di intervenire in tempi brevi e ai primi segnali è naturalmente un elemento positivo, in quanto consente di intervenire prima che si strutturi una sorta di “cronicizzazione”. 

Il primo colloquio è sempre rivolto ai soli genitori, e viene richiesta la presenza di entrambi anche nel caso fossero separati. Si tratta del colloquio anamnestico, cioè del colloquio nel quale si raccolgono tutte le informazioni sulla storia evolutiva, clinica, relazionale del bambino/a o del ragazzo/a dal punto di vista e dall'esperienza di ciascun genitore, ognuno con il suo unico e personale modo di interagire e di vedere il figlio/a. Solo successivamente ha inizio il primo percorso di valutazione con il minore, necessario per avere un quadro complessivo sia nelle aree di difficoltà segnalate, sia nell'insieme di risorse di cui dispone o sulle quali si può lavorare in seduta. 

A fine valutazione i genitori sono di nuovo invitati al colloquio di restituzione, colloquio nel quale vengono riferiti gli esiti della valutazione e viene presentato un possibile percorso. Occasionalmente nel corso della psicoterapia del figlio/a si potranno concordare altri colloqui di restituzione per offrire informazioni e supporto ai genitori e consentire loro di sostenerlo, anche al di fuori della terapia, nel suo percorso. 

I percorsi possibili sono tendenzialmente centrati sul minore, pur con il coinvolgimento sopra descritto dei genitori. Ma sono possibili  anche, ove opportuno, anche altri tipi di percorsi che procedano integrandosi o parallelamente a quello del bambino/a o del ragazzo/a. Possono ad esempio integrarsi quando si decida di prevedere delle sedute congiunte genitore-figlio/a per precise necessità cliniche, sedute che possono essere previste per una fase limitata o per un percorso specifico. Oppure possono strutturarsi dei percorsi paralleli di supporto alla genitorialità o di psicoterapia centrata sulla genitorialità. Sarà ad ogni modo sempre la valutazione clinica la bussola che consentirà di orientarsi tra le diverse strade possibili, e la psicoterapeuta valuterà la proposta clinicamente più opportuna per ogni singola situazione. 

In alcuni casi infine è possibile, pur nell'interesse del minore, che il genitore si rivolga alla psicoterapeuta per un percorso centrato puramente sulla genitorialità, senza coinvolgimento in seduta del minore. Egli può richiedere questo supporto per comprendere meglio alcuni segnali di disagio che gli arrivano dal figlio/a, o anche per lavorare in senso più esteso sulla genitorialità e sulle difficoltà che sente di incontrare, soprattutto in alcune fasi critiche, oppure ancora per recuperare la sicurezza e la serenità nel proprio ruolo di genitore. Inoltre è importante ricordare che con i bambini più piccoli (soprattutto fino ai tre anni di età, ma in alcuni casi anche in seguito) un lavoro sulla genitorialità potrebbe offrire i risultati migliori e con tempi più brevi, ad esempio attivano un percorso specifico di psicoterapia centrata sulla genitorialità.  

Il ruolo dei genitori nei percorsi degli adolescenti è invece necessariamente diverso. Anche in considerazione del particolare compito evolutivo cui i ragazzi e le ragazze di questa età sono chiamati (cioè la conquista di un maggiore livello di autonomia e individuazione) è importante garantire, compatibilmente con l'età ed il problema portato) una maggiore autonomia dai genitori anche durante il percorso di terapia. Ogni situazione sarà naturalmente valutata individualmente per offrire la risposta più opportuna e verrà concordata insieme.

 

 

Quando rivolgersi alla psicoterapia dell'età evolutiva?

La richiesta di un percorso di psicoterapia può arrivare a seguito di diversi ordini di disagio, sia di tipo internalizzante (quindi con prevalentemente un “trattenere” dentro di sé il disagio, con modalità ipercontrollanti e chiusura rivolta al sé: ad esempio i disturbi d'ansia e i disturbi depressivi), sia di tipo esternalizzante (quindi con una prevalenza di manifestazioni di disagio “portate” all'esterno, con comportamenti inadeguati o disturbanti, ad esempio il disturbo della condotta o il disturbo oppositivo provocatorio). 

Potrebbe essere utile per sostenere capacità relazionali più adattive nelle varie fasi di sperimentazione del Sé nei nuovi e diversi contesti sociali che la crescita offre.

Può inoltre essere utile avviare un percorso di psicoterapia quando il bambino/a o ragazzo/a si trovi a dover affrontare delle eventi di vita complessi (es. lutto, separazione dei genitori) e manifesti un certo disagio. Anche alcune fasi di passaggio particolare (es. passaggio tra i diversi ordini di scuola, es. dalle elementari alle medie) potrebbe in alcuni casi richiedere un breve supporto.

In caso di eventi traumatici inoltre un percorso di psicoterapia è assolutamente opportuno, per sostenere il bambino/a o ragazzo/a nell'elaborazione di eventi che superano la soglia di tollerabilità e di pensabilità e rischiano di soverchiare le sue risorse psichiche.  

Intraprendere un percorso di psicoterapia ai primi segnali di disagio consente di intervenire prima che il disturbo si strutturi in forme più complesse e resistenti e consente di raggiungere migliori e più rapidi risultati, favoriti anche dal fatto che le strutture psichiche dei bambini/e e ragazzi/e sono ancora mobili e in evoluzione.

Agire tempestivamente consente inoltre di agire in un'ottica di prevenzione nei confronti di eventuali futuri sviluppi patologici in età successive. 

 

 

 


 

BIBLIOGRAFIA

- Ammaniti M. (a cura di), “Manuale di psicopatologia dell'infanzia”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001

- Knauer D., Palacio Espasa F. (2012), “Difficoltà evolutive e crescita psicologica. Studi clinici longitudinali dalla prima infanzia all’età adulta”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012.

- Nanzer N. (a cura di), (2012), “Manuale di psicoterapia psicoanalitica centrata sulla genitorialità”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2016.