DISTURBO DA DISREGOLAZIONE DELL'UMORE DIROMPENTE

“Il bambino non può imparare a controllare l’aggressività e le emozioni negative se non ha avuto la possibilità di provarle, di conoscerle in prima persona. Solo così può valutarne la forza e trovare in sé le risorse per imbrigliarle e, se possibile, utilizzarle per scopi vantaggiosi”.

(Martha Harris)

Sarà capitato a molti genitori di trovarsi in un momento di tranquillità con il proprio bambino (magari giocando, mentre si prepara la tavola, passeggiando, ecc.) e di vedere all'improvviso di fronte a sé una scena che repentinamente cambia: i toni si alzano, l'umore si confonde, il bambino si arrabbia e iniziano le urla. La cosa che a questo punto lascia interdetti i genitori è non solo la sproporzione tra qualunque cosa sia accaduta un attimo prima (di solito non così rilevante) e la reazione del bambino, ma anche l'incontenibile forza e dirompenza con cui il bambino si lamenta, si arrabbia, piange. Sembra incontenibile, quasi si fa fatica a riconoscere il bambino con cui fino ad un attimo prima si scherzava.

Arrivati a questo punto i genitori di solito si interrogano rapidamente sul da farsi. Si tratta di un capriccio che va bloccato subito in modo che non diventi "viziato e prepotente"? Oppure è arrabbiato e bisogna aiutarlo a capire cosa è successo e insegnargli a gestire le sue emozioni in modo che non lo pervadano così violentemente? Di solito i genitori in queste due situazioni, con calma e pazienza, sono in grado di elaborare rapidamente delle risposte adeguate ed efficaci per il proprio bambino, e la crisi si supera in fretta.

Ma esistono anche altre situazioni in cui la crisi non sembra si riesca a superare così velocemente.

Alla prima occasione il bambino si trova di nuovo coinvolto in emozioni pervasive e che non riesce a gestire, si trova di nuovo arrabbiato, con un umore tendenzialmente irritabile anche tra una crisi e l'altra, e visibilmente provato da questo insieme di emozioni.
In queste situazioni è opportuno approfondire, guidati anche da una domanda che apparentemente sembra portarci fuori strada: si tratta solo di rabbia?

Può sembrare controintuitivo pensare che non ci si trovi in presenza di un problema connesso alla rabbia, quando in realtà ciò che vediamo davanti a noi è proprio un bambino arrabbiato. Eppure quello che può nascondersi dietro la rabbia, ma che trova solo la rabbia come canale di espressione, può essere qualcosa di molto diverso: potremmo trovare l'altra faccia della medaglia, la tristezza. In questi casi potremmo trovarci alle prese con un disturbo da disregolazione dell'umore dirompente.

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente è un disturbo che rientra nella classe diagnostica dei disturbi depressivi, e coinvolge i bambini che rientrano nella fascia di età che va dai 6 ai 18 anni. Viene diagnosticato con maggior frequenza prima dei 10 anni.

È quindi un disturbo tipico dell’età evolutiva, e come tale necessita di una particolare attenzione diagnostica, in quanto ogni bambino o ragazzo può avere tempi e modalità di sviluppo che si differenziano leggermente da quelli dei coetanei (anche in assenza di patologia) per semplici differenze individuali di sviluppo, e pertanto ogni diagnosi va effettuata da un professionista che valuterà non solo la presenza dei sintomi, ma anche la loro insorgenza, la loro durata e la loro relazione con il particolare livello evolutivo raggiunto del bambino o del ragazzo.

Si tratta di un disturbo che può far preoccupare molto i genitori, anche a causa delle manifestazioni sintomatiche con cui si presenta: principalmente un’irritabilità costante e frequenti e imponenti scoppi d’ira, i quali possono esprimersi sia su un piano verbale (con urla, rabbia, grida) che comportamentale (con aggressioni alle cose o alle persone), lasciando i genitori spesso in una sensazione di “impotenza” di fronte ad un bambino che non sanno come “calmare”, come “contenere”.

Quello che caratterizza il disturbo è anche il fatto che questi scoppi d’ira non siano proporzionati né all’effettiva presenza di un elemento scatenante (ad esempio la lite col fratellino, non riuscire a vincere al gioco, o qualunque altra situazione leggermente frustrante), né proporzionati al livello di sviluppo del bambino. Quest’ultimo è infatti un elemento importante cui bisogna fare attenzione per effettuare una corretta diagnosi. Bisogna infatti ricordare che nel proprio percorso evolutivo ogni bambino incontrerà anche la rabbia, che in alcune fasi di sviluppo avrà una funzione evolutiva precisa. Ad esempio nella cosiddetta “fase del no” l’opposizione e la “rabbia” svolgono la funzione positiva e non patologica di favorire lo sviluppo di un primo sé autonomo e di sostenere un processo di individuazione: in questa fase i bambini iniziano a percepirsi come persone separate dai genitori, con pensieri e desideri autonomi che possono iniziare ad affermare con forza, e lo sperimentano anche attraverso i "no". Questa spinta evolutiva e non patologica si presenta anche in altre fasi successive di individuazione, come ad esempio in adolescenza. Ma in questi casi la rabbia serve a definire un confine, a definire il Sé e se rimane entro certi limiti non desta preoccupazione. La diagnosi dovrà quindi valutare anche se la rabbia è in qualche modo “compatibile” con il livello evolutivo e la fase di sviluppo che il bambino sta attraversando e se ha una funzione evolutiva, in modo da evitare una “patologizzazione” di una normale fase di crescita che, per quanto difficile da affrontare per ogni genitore, rientra nel range della normalità.

Cosa può quindi far pensare che ci troviamo invece di fronte ad un vero e proprio disturbo da disregolazione dell’umore dirompente? A grandi linee, ricordando che è sempre necessaria una valutazione clinica del professionista sul singolo bambino per una diagnosi corretta del disturbo, possiamo dire che gli scoppi d’ira, oltre ad essere non proporzionati allo stimolo scatenante e non in linea con il livello evolutivo del bambino, devono essere anche molto frequenti (in media tre o più volte alla settimana), essere presenti da almeno 12 mesi (senza interruzioni della sintomatologia per periodi superiori a 3 mesi), e lasciare il bambino tra uno scoppio d’ira e l’altro in un persistente umore irritabile o arrabbiato, umore che rimane presente e costante per la maggior parte del giorno, e che è rilevabile anche dalle altre persone che lo incontrano (amici, insegnanti, parenti) e in altri contesti al di fuori di quello familiare .

A chi può rivolgersi un genitore che sospetti nel figlio un disturbo da disregolazione dell'umore dirompente? È importante rivolgersi ad un professionista (psicologo, psicoterapeuta, neuropsichiatra infantile, ecc.) che valuti tutti i sintomi in modo da escludere altri disturbi che si manifestano con modalità e sintomatologia simili. Lo specialista inoltre potrà valutare se la rabbia e gli scoppi d'ira derivano effettivamente da un disturbo o se sono invece solo espressione di una normale fase di crescita; in tal modo sarà possibile evitare inutili patologizzazioni e sostenere il bambino nel suo normale percorso di sviluppo.  Per avere una diagnosi è possibile rivolgersi sia al servizio pubblico (Servizi di Neuropsichiatria Infantile nelle Asl o negli Ospedali) sia al privato (in centri come il CPP Centro di Psicologia e Psicoterapia a Torino dove lavoro, che si occupino anche di età evolutiva).

Il percorso di psicoterapia può portare ad importanti risultati, anche grazie alla relativa mobilità della struttura psichiche e di personalità che caratterizzano l’età evolutiva, mobilità che consente di ottenere buoni risultati, soprattutto se la diagnosi e l’intervento sono precoci. Nel percorso terapeutico è spesso previsto un coinvolgimento dei genitori (con modalità e tempi diversi in base all’età del bambino o del ragazzo), in quanto essi sostengono e rafforzano gli sviluppi della terapia all’interno del contesto familiare oppure diventano essi stessi elemento di cura nel momento in cui decidono ad esempio di iniziare un percorso di psicoterapia centrata sulla genitorialità che consenta loro di sviluppare le risorse per occuparsi al meglio degli aspetti più complessi della genitorialità.