CYBERBULLISMO E FATTORI DI PROTEZIONE
I fenomeni di bullismo e di cyberbullismo sono purtroppo sempre più frequenti.
Secondo i dati dell’UNESCO i minorenni che hanno sperimentato qualche forma di cyberbullismo varia tra il 5% e il 20% della popolazione minorile. In questo particolare periodo storico, anche a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia e al diffondersi dell’uso delle nuove tecnologie tra i minori, il rischio per i bambini e i ragazzi di trovarsi esposti a questi fenomeni è notevolmente aumentato. È importante quindi conoscere il fenomeno e intervenire per prevenirlo o moderarne gli effetti.
In questa direzione si è mossa anche l’Unicef, che ha predisposto
una guida con utili indicazioni ai genitori in tema di prevenzione
del cyberbullismo. Ma per poter intervenire efficacemente, è importante prima
conoscere il fenomeno. Di cosa parliamo quando parliamo di “bullismo” o di “cyberbyllismo”?
Quali sono le differenze?
IL BULLISMO
Il bullismo è caratterizzato da un insieme di azioni intenzionali negative, in vario modo violente o aggressive, ripetute e continuative nei confronti di una vittima che non è in grado di difendersi.
Il bullismo può essere di tipo diretto, quando bullo e vittima condividono uno spazio o un contatto diretto (ad esempio condividendo uno spazio fisico, come gli spazi della scuola) che consente al bullo di manifestare il proprio dominio sull’altro o la propria intenzione di nuocergli attraverso azioni dirette sulla vittima (azioni sul piano fisico, verbale o psicologico); oppure può essere di tipo indiretto, quando le azioni bullizzanti si manifestano prevalentemente senza bisogno di contatto, ma attraverso meccanismi di esclusione e isolamento della vittima, o con interferenza molesta nel suo mondo sociale attraverso diffusione di calunnie, ecc.
Le conseguenze del bullismo sono estremamente negative e si manifestano su più livelli:
- a livello fisico: la vittima ha sul corpo le conseguenze delle aggressioni (traumi, ecchimosi, fratture, ecc), ma può sviluppare anche una serie di disturbi fisici collegati al bullismo (cefalee, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, ecc.)
- a livello psicologico: la vittima può sviluppare disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disturbi da trauma, bassa autostima, ecc.
- a livello relazionale: la vittima manifesta crescenti tendenze ad isolarsi e a non entrare in relazione con gli altri.
CYBERBULLISMO
Il cyberbullismo si può definire come la manifestazione degli atti di bullismo in uno spazio virtuale, attraverso la rete e le nuove tecnologie. Rimangono quindi ancora presenti le principali caratteristiche del bullismo (azioni intenzionali violente o aggressive, ripetute nei confronti di una vittima che non può difendersi) mentre varia l’ambiente in cui si manifestano, che è quello mediato dalle nuove tecnologie (social network, chat rooms, instant messaging, ecc.).
Anche in questo caso le conseguenze sono nefaste, come per il bullismo.
Ma nel caso del cyberbullismo il tutto è aggravato dal fatto che l’aggressore può mantenere l’anonimato, rendendo particolarmente difficile difendersi.
Inoltre il fatto che le nuove tecnologie consentano una diffusione praticamente illimitata dei contenuti, rende difficile porre un argine agli atti di cyberbullismo una volta che questi hanno inizio. Infatti una volta che un contenuto denigratorio o offensivo o violento viene diffuso, a causa delle possibili condivisioni che ogni utente può fare (più o meno colpevolmente o consapevolmente), può diventare “virale” e invadere ogni possibile ambiente di vita della vittima, cui non rimane più alcun spazio personale libero dalle intrusioni violente del mondo virtuale e delle azioni di cyberbullismo.
Le conseguenze sono terribili,
e sommano a quelle già viste per il bullismo un senso di impotenza e di impossibilità
di controllo o gestione dell’immenso spazio virtuale nel quale i contenuti
incriminati si diffondono. Ciò spesso si collega a senso di colpa, in quanto
spesso è la vittima ad aver inizialmente condiviso dei contenuti personali in
buona fede (come ad esempio capita nel revenge porn, dove innocue condivisioni
di contenuti intimi all'interno della coppia si trasformano, a seguito della fine
della relazione, in contenuti diffusi con finalità diffamatorie o ricattatorie).
Le conseguenze sul piano psicologico sono drammatiche, e sono purtroppo frequenti
i suicidi connessi a queste forme di violenza.
PREVENZIONE E RIDUZIONE DEGLI EFFETTI: I FATTORI DI PROTEZIONE
La guida dell’Unicef “Prevenire il cyberbullismo“ (scaricabile dal sito dell’Unicef qui) riassume alcuni concetti chiave sul tema, indicando in particolare i fattori di protezione.
Il principale fattore di protezione contro il cyberbullismo si può rintracciare nella famiglia.
I dati delle ricerche evidenziano che i principali fattori di protezione in grado di ridurre il rischio di esserne vittima oppure in grado di moderare gli effetti negativi sulla vittima sono in particolare un adeguato supporto sociale e familiare, nonché una relazione con i genitori positiva e aperta, caratterizzata da calore ed empatia.
In particolare è importante:
- promuovere modelli di genitorialità positiva, cioè una genitorialità caratterizzata da una relazione continua tra genitori e figli in grado di offrire cura, educazione, guida e risposte ai bisogni del bambino o dell’adolescente in modo coerente e incondizionato.
- mantenere una comunicazione empatica e aperta tra genitori e figli, che consenta ai figli di chiedere aiuto se necessario, di comunicare eventuali problemi, di segnalare contenuti o contatti inappropriati. Le ricerche evidenziano che queste modalità risultano essere più efficaci del controllo dell’uso dei social media nel prevenire episodi di cyberbullismo.
- partecipare attivamente all’ambiente online dei figli, condividere l’uso della tecnologia e la conoscenza delle risorse mediatiche, imparare con loro modi appropriati di utilizzo della tecnologia e dei nuovi media.
- adottare strategie di monitoraggio (filtri e parental control) e regole sui tempi adeguati di utilizzo delle tecnologie, integrandole con momenti di riflessione condivisa su tali regole e sistemi di controllo, su eventuali comportamenti erronei e su ogni dubbio.
- Insegnare ai ragazzi un uso responsabile dei nuovi media, stabilendo con loro una serie di regole di autotutela: non condividere nomi utente o password; non fornire informazioni personali; non inviare foto personali o inappropriate; non rispondere a messaggi minacciosi e informare un adulto; spegnere il dispositivo se compare un messaggio minaccioso; non cancellare le tracce su social o chat.
È infine importante che i genitori imparino a riconoscere i segnali di pericolo del cyberbullismo. Ciò dignifica per i genitori fare attenzione ai segnali di sofferenza psicologica (ansia, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi psicosomatici, riduzione dell’autostima, ritiro eccessivo in sé, ecc.) e ai segnali comportamentali (uso eccessivo di internet o al contrario un suo rifiuto, ritiro dalle normali relazioni sociali, comportamenti diversi dal solito, atteggiamenti di “segretezza” e chiusura delle finestre del computer, comportamenti autolesivi, ecc.) che possono segnalare un possibile pericolo o un azione di cyberbullismo già in atto.
Fonti:
Unicef: https://www.unicef.it/pubblicazioni/prevenire-il-cyberbullismo///
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