"Stare con" le emozioni dei bambini

Circle of Security


Quando un bambino si trova alle prese con le sue emozioni (rabbia, paura, ma anche gioia, ecc.) può a volte sentirsi sopraffatto da queste. Ma la presenza di un adulto significativo che sappia “stare con” queste emozioni insieme a lui può favorire una maggiore capacità di riconoscere le emozioni, di saper stare in esse, di elaborarle, di integrarle nella propria esperienza e dare loro un significato.


Per i genitori non sempre è facile “stare con” le emozioni del bambino: vederlo soffrire può creare sofferenza e disagio anche nel genitore, che vorrebbe alleviarne subito il dispiacere. Altre volte invece la sofferenza del bambino riattiva e riecheggia un'antica sofferenza che è rimasta incapsulata nell’esperienza infantile del genitore, e che si riattiva in modo disfunzionale quando questi si trova alle prese con la stessa emozione nel bambino. 

Si riattiva cioè una “musica di sottofondo” che suonava quando il genitore era bambino/a, e che ha caratterizzato le sue esperienze infantili, ma che ora non corrisponde più alla situazione attuale del bambino che ha di fronte. 

È invece con questa che il genitore deve confrontarsi, riconoscendo questa musica di sottofondo, distinguendo quello che era allora da quello che accade ora, e rimanendo insieme al bambino nella sua emozione presente, riuscendo a “stare con” lui o con lei.


Ogni genitore potrebbe rispondere in modo diverso alle diverse emozioni, ed ognuno potrebbe sentire riattivarsi questa "musica" disturbante con emozioni diverse. Ad esempio alcuni genitori potrebbero riuscire a stare con il bambino nella sua tristezza, senza provare disagio, e attivarsi invece in modo diverso con la rabbia, magari a causa di esperienze infantili che non hanno loro consentito di imparare a riconoscere, gestire, e stare con la rabbia quando erano piccoli.


Nel video di Circle of Security International vediamo la funzione dello “stare con”, e come in esso interagiscano la storia passata del genitore con l’esperienza presente con bambino.

Il video è in lingua originale, è disponibile qui di seguito una mia trascrizione in italiano.



TRADUZIONE:                    

"Genitori: nel corso della storia abbiamo sempre cercato di esserlo nel modo giusto. Speriamo di non trasmettere i nostri problemi emotivi ai nostri figli, e giuriamo che non faremo gli stessi errori che i nostri genitori hanno commesso. Abbiamo tutti delle magnifiche intenzioni, ma qualcosa sembra mettersi in mezzo… vediamo cosa potrebbe essere.

Al Circle of Security Parenting crediamo che essere emotivamente disponibile per i nostri figli nelle loro esigenze sia la chiave per fare del nostro meglio come genitori. Noi chiamiamo questa disponibilità emotiva: “essere con”.

Significa insegnare l’intelligenza emotiva rimanendo con i nostri bambini in tutti i loro sentimenti, come tristezza, gioia, rabbia, curiosità, dolore, frustrazione, eccitamento, e così via. Restare con i bambini li aiuta a comprendere, fidarsi e superare i sentimenti, e sapere che qualcuno è insieme a loro in questi sentimenti li aiuta a sentirsi meno sopraffatti e più sicuri. Decenni di ricerche lo confermano.

Per i genitori a volte ciò accade facilmente, ma altre volte i nostri bambini esprimono emozioni che ci mettono a disagio, quindi ci allontaniamo o proviamo a prevalere sui loro sentimenti, e ciò li lascia da soli.

Lo facciamo perché le emozioni dei nostri bambini possono attivare forti emozioni in noi.

Noi la pensiamo così: la nostra storia infantile di come gli adulti significativi hanno risposto alle nostre diverse emozioni crea la musica di sottofondo per come sperimentiamo i sentimenti dei nostri figli.

Diamo un'occhiata a questo esempio.

Questa bambina e suo padre si sono divertiti passando del tempo insieme al parco, ma resosi improvvisamente conto dell’ora il papà ha detto “Dobbiamo andare”. Sentendo questo, la bambina inizia a piangere e diventa progressivamente sempre più arrabbiata. All’improvviso la musica di sottofondo del papà cambia: la musica di sottofondo che suona per il papà in questo momento la chiamiamo “shark music” (musica da squalo). A quanto pare la stessa madre di questo papà era a disagio con le forti manifestazioni di emozioni e non sapeva come gestirle. E così durante la sua infanzia, lei gli diceva ripetutamente che era patetico quando piangeva, e non gli ha mai chiesto dei suoi sentimenti di tristezza o di rabbia. La sua capacità di gestire le emozioni della figlia ora è fortemente compromessa dall’esperienza con sua madre di allora.

La “shark music”, ne siamo raramente consapevoli, ma è la nostra esperienza passata che ci dice di avere paura o di sentirci a disagio con una emozione o con un bisogno che in realtà in questo momento presente è sicuro.

Quando la nostra “shark music” limita la nostra capacità di rispondere a questi sentimenti, i nostri bambini imparano a nasconderli o ad aver paura di essi, ed è un problema, perché stiamo insegnando ai nostri figli ad aver paura delle emozioni che in questo momento sono sia sicure che essenziali nella vita.

La maggior parte di noi sperimenta la “shark music” con un’emozione o con un’altra, ed è diverso per ognuno di noi. Ma quando questa viene sollecitata, la nostra capacità di rispondere alle necessità dei nostri figli viene limitata.

La buona notizia è che semplicemente chiamandola per nome e riflettendo su quello di cui nostro figlio ha bisogno in quel momento, noi possiamo abbassare il volume della nostra “shark music”.

Questo è molto importante, perché se noi riusciamo a imparare a gestire la nostra storia di esperienze e percezioni negative, possiamo rispondere alla reale situazione presente dei nostri figli, e restare con loro in essa.

Infine, questo aiuterà i nostri figli a crescere con una migliore capacità di comprendere e condividere di più le emozioni che provano.

Non c’è scampo: i sentimenti forti sono una grande sfida da gestire per i genitori. Ma i nostri figli traggono sempre enormi benefici quando riusciamo ad offrire una risposta accurata a quanto sta accadendo, invece di reagire alla “shark music” che noi portiamo all’interno della relazione.

Ricorda: non esiste la genitorialità perfetta, e la colpa non ha mai aiutato nessuno a sentirsi più sicuro, neanche dare la colpa a se stessi. Ma più riusciamo a riconoscere la nostra “shark music”, meglio staranno i nostri figli."