I DISTURBI OSSESSIVO - COMPULSIVI

“Un pensiero, una volta messo per iscritto, diventa meno opprimente, ma alcuni pensieri sono come un tumore maligno: lo riconosci, il tumore, lo asporti, e ricresce peggio di prima". 

(Vladimir Nabokov)

Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o di compulsioni

Le ossessioni sono costituite da pensieri (es. di sporcarsi) o immagini (es. una scena, un'immagine sessuale, ecc.) o impulsi incontenibili (es. di tamburellare) che si contraddistinguono per essere ricorrenti, persistenti, si presentano ripetutamente e inaspettatamente, e vengono vissuti come intrusivi e non desiderati, e sembra impossibile liberarsene. 

Le compulsioni sono invece delle azioni (ma possono anche essere delle azioni mentali, come ad esempio contare) che la persona si sente obbligata a compiere ripetutamente o in risposta ad un pensiero ossessivo oppure in base a delle regole che sente che devono essere necessariamente e rigidamente applicate.

La psicoterapia psicoanalitica consente di attuare un trattamento efficace e di ottenere miglioramenti stabili nei disturbi ossessivo-compulsivi, partendo da una analisi accurata dell'ansia che si trova alla base della sintomatologia,  attraverso una indagine dei temi conflittuali sottesi, e favorendo una maggiore integrazione e una riduzione dei sintomi.


Cosa sono i disturbi ossessivo-compulsivi e come si manifestano? La sintomatologia.


I disturbi ossessivo-compulsivi si manifestano con un iniziale incremento dell’ansia connessa all’ideazione ossessiva, che sembra poter essere ridotta solo attraverso i rituali compulsivi o ricorrendo ad altri pensieri. I disturbi ossessivo-compulsivi sono infatti spesso e in vario modo correlati con i disturbi d’ansia.

Il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni può variare. Ci possono essere ad esempio ossessioni caratterizzate dal presentarsi ripetuto di pensieri legati al rischio di contaminazione da microbi, o alla sessualità, o un intrusivo ripresentarsi di pensieri di parole volgari, o comunque disturbanti per il soggetto.  Possono esserci poi diverse compulsioni, come quelle connesse a rituali di controllo (ad esempio controllare ripetutamente di volte di aver chiuso il gas), oppure compulsioni connesse al rituale del contare, o all’ordine, alla simmetria della disposizione di alcuni oggetti, o al lavare (se stessi, cose o ambienti), o ancora compulsioni connesse al corpo (ad esempio strapparsi le sopracciglia, o tirarsi i capelli).

Le persone con disturbo ossessivo-compulsivo hanno spesso una tendenza al perfezionismo e un’intolleranza all’incertezza, un senso di responsabilità sovrabbondante, e una tendenza a sovrastimare l’importanza del pensiero, che viene spesso ritenuto pericoloso quanto le azioni stesse (ad esempio avere un pensiero “cattivo” può essere considerato grave quanto compiere un gesto “cattivo”) e che pertanto deve essere strettamente controllato.

Mentre il pensiero viene controllato, l’accesso all’affettività è ridotto: spesso l’affettività appare muta, inconsistente, inaccessibile oppure razionalizzata. Anche le compulsioni evidenziano un tentativo di mantenere il controllo, questa volta sul piano dell’azione invece che su quello del pensiero. Chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo non essendo infatti in contatto con la propria affettività se ne difende utilizzando le difese psichiche (tra le quali la razionalizzazione, l’isolamento) o l’azione (come nell’annullamento di un azione, come accade a Lady Macbeth nella tragedia shakespeariana), e sopravvalutando il pensiero e l’attività cognitiva, a scapito della sfera affettiva, che spesso viene sottovalutata o considerata “infantile”. Questo può favorire un buon funzionamento a livello lavorativo e sociale, ma spesso interferisce con una completa realizzazione in ambito personale e familiare, o con un pieno e maturo accesso all’intimità.


Il vissuto soggettivo nei disturbi ossessivo compulsivi. Cosa sente chi ha un DOC?


Nel disturbo ossessivo-compulsivo si presentano dei pensieri o delle immagini in modo intrusivo e inaspettato (ad esempio pensieri violenti, o sessuali, ecc.), fortemente disturbante e destabilizzanti. Ciò può accompagnarsi ad un aumento dell’ansia, e di conseguenza favorire il tentativo di neutralizzarli o di liberarsene, di solito ricorrendo ad altri pensieri oppure a dei rituali, a delle compulsioni (ad esempio contare, pregare, lavarsi ecc.), grazie ai quali si può sperimentare un temporaneo sollievo e una riduzione dell’ansia o ci si può proteggere da eventuali presunte conseguenze negative che potrebbero presentarsi qualora il rituale non venisse svolto. Non c’è un relazione concreta e realistica tra le compulsioni e ciò che esse dovrebbero “neutralizzare” o “prevenire”, anche se spesso esiste una relazione simbolica, non subito accessibile al soggetto; tuttavia la sensazione di riduzione dell’ansia e di sollievo conseguente le fa sentire in qualche modo “efficaci”. Il livello di consapevolezza o di automatismo durante le ossessioni e le compulsioni può variare notevolmente da individuo a individuo, andando da chi ritiene che sia possibile che una determinata azione porti a certe conseguenze (es. “se non controllo 7 volte di aver chiuso la porta prima di uscire, i ladri potrebbero venire a rubare a casa mia”) a chi ritiene che sia assolutamente certo che quella azione porterà a certe conseguenze (es. “se non controllo 7 volte di aver chiuso la porta, sicuramente i ladri verranno a rubare a casa mia”), con un ulteriore incremento dell’ansia finché il rituale non viene completamente e perfettamente  eseguito.

Le compulsioni occupano di solito un arco temporale notevole, andando spesso a coprire tempi anche molto estesi della vita dell'individuo, fino ad arrivare a impegnare anche un’ora o più. Ciò provoca di solito importanti limitazioni nella quotidianità del soggetto, andando ad interferire con i normali tempi di vita, di lavoro, di relazione della persona. Se ad esempio egli si trova a dover compiere un lungo rituale di chiusura/apertura della porta di casa prima di ogni uscita (quindi prima di andare al lavoro, prima di andare al supermercato, prima di uscire per una cena, ecc.), naturalmente tutti i suoi tempi di vita verranno di conseguenza alterati e ridotti. Tuttavia togliere il rituale in modo inadeguato o precoce rischierebbe di esporre la persona ad un’ansia eccessiva, che egli sentirebbe di non poter più controllare; rischierebbe quindi di essere invaso da tutta l’affettività fino ad allora tenuta a bada grazie al pensiero e ai rituali. Questa affettività sembra ricondurre principalmente ad un conflitto interno i cui temi fondamentali sono rabbia e colpa. Ma i vissuti di chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo possono variare da individuo a individuo, pertanto ogni singola situazione necessiterà della valutazione del clinico.


Diagnosi e terapia


La diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo si basa sulla valutazione delle due componenti (ossessioni e/o compulsioni), sul grado di disagio e stress che queste provocano, sul tipo di difese psichiche messe in atto e sulla loro rigidità, sulla forza dell’Io, sulle manifestazioni sintomatiche e sul loro sviluppo nel tempo.

È importante indagare langoscia che i rituali compulsivi e i pensieri ossessivi tentano di arginare. Di solito si tratta di angosce connesse alla perdita del controllo, legate al conflitto tra vissuti di rabbia e colpa. Sembrano inconsciamente rimandare ad un “pensiero magico” di tipo infantile, in base al quale la rabbia o i pensieri ostili vengono vissuti come colpevoli, e pertanto devono essere annullati espiandone i sensi di colpa ad esempio con rituali di annullamento e di pulizia.

Con la psicoterapia psicoanalitica si va a lavorare sui sintomi con cui il disturbo si manifesta, ma non solo: è soprattutto importante indagare i temi conflittuali prevalenti e il loro significato. L’indagine di tali temi deve essere svolta favorendo l’accesso alle emozioni e contrastando - con modalità e tempi opportuni - le difese (soprattutto l’intellettualizzazione e la razionalizzazione) che tendono a mantenere tutto sul piano cognitivo, sul piano del pensiero, apparentemente più semplice da controllare.


BIBLIOGRAFIA:

  • A.P.A. - American Psychiatric Association, “DSM-5 - Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth Edition”, American Psychiatric Publishing, Washington DC, 2013
  • AA. VV., “PDM – Manuale Diagnostico Psicodinamico”, Raffaello Cortina Editore, Milano,  2008
  • Mc Williams N. (1994), “La diagnosi psicoanalitica”, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1999
  • Nabokov V. (1936), “Invito a una decapitazione”, Adelphi Edizioni, Milano, 2004


Il presente articolo è puramente informativo e non sostituisce la diagnosi di uno specialista. I contenuti sono descrittivi e rappresentano solo una breve e non esaustiva sintesi di alcuni aspetti clinici coinvolti nel disturbo.


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