PSICOTERAPIA

"Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola."

(C. Pavese)

Cos’è la psicoterapia

La parola “psicoterapia” etimologicamente deriva dalle parole greche "psychē'" (anima) e "theraphéia" (cura); essa rimanda quindi al concetto di “cura dell'anima, della psiche”, nel senso di cura delle funzioni affettive, cognitive e relazionali di una persona, al fine di ridurne la sofferenza o il disagio, di ridurne i sintomi, o di intervenire sulla struttura di personalità.


La psicoterapia psicodinamica (che comprende anche la psicoterapia psicoanalitica) fondamentalmente permette alla coppia paziente-terapeuta di indagare i vissuti soggettivi, il mondo inconscio, e il mondo relazionale per ricercare quanto potrebbe essere alla base del disturbo o delle problematiche portate dal soggetto. Molta attenzione viene rivolta dallo psicologo psicoterapeuta agli aspetti inconsci, tuttavia non vengono trascurati nemmeno gli aspetti consci ed il mondo reale, in quanto il mondo interno (quello cioè degli affetti, delle fantasie, dei vissuti, della “realtà soggettiva") è sempre in interazione dinamica costante con il mondo esterno (quello cioè dei fatti e della realtà "oggettiva”). Assume inoltre una particolare importanza la relazione, e pertanto quanto accade in seduta assume un significato in quella particolare coppia terapeuta-paziente, all'interno dello specifico campo bipersonale che in ogni seduta prende forma.

L'intervento psicoterapeutico si attua con modalità che possono variare in base alle teorie di riferimento del terapeuta, al tipo di intervento richiesto, alla problematica da affrontare, al livello di sviluppo del destinatario. Si sviluppa principalmente attraverso colloqui, e si svolge sempre all’interno di una relazione paziente/terapeuta che diventa non solo spazio di cura ma anche elemento fondamentale della terapia stessa.


Perché iniziare una psicoterapia?

I motivi che portano a contattare uno psicologo psicoterapeuta per richiedere di iniziare un percorso di psicoterapia possono essere di vario tipo, spesso legati ad una richiesta di “cura” da una psicopatologia in senso stretto (depressione, ansia, attacchi di panico, fobia, ecc.), o da un malessere successivo a un trauma, un lutto o altro evento drammatico, ma non solo.

A volte si inizia una psicoterapia anche semplicemente perché si vuole “stare un po’ meglio”. Può accadere infatti che ad un certo punto della propria vita si sperimenti una difficoltà, un blocco, che arriva quasi inaspettatamente all’interno di una vita altrimenti “tranquilla”, e si voglia allora capire cosa sta  effettivamente accadendo, per poterlo superare e recuperare il proprio equilibrio. A volte invece chi inizia una psicoterapia riferisce di volerlo fare per "conoscere meglio se stesso".

Ad ogni modo lo psicologo psicoterapeuta dopo una valutazione clinica proporrà il percorso più opportuno, volto alla riduzione del disagio o della sofferenza, o a uno sviluppo delle risorse e della personalità, nonché ad un incremento del benessere. Il percorso seguirà determinate modalità di luogo, tempo, metodi e tecniche che verranno concordati all'inizio.


Come agisce la psicoterapia?

Le modalità di intervento in psicoterapia variano in base al tipo di orientamento adottato dal terapeuta, e in base alla problematica portata dal soggetto e alla sua struttura di personalità, e ad altre variabili. Esistono tuttavia degli elementi comuni ad ogni tipo di intervento psicoterapeutico (i cosiddetti “fattori comuni della psicoterapia”), alla base dei quali poniamo la capacità del terapeuta di costruire una buona relazione paziente-terapeuta, una relazione di fiducia e aperta all’ascolto attivo, al cui interno la terapia possa svolgersi al meglio.

Esistono poi alcuni elementi comuni a tutte le psicoterapie psicodinamiche, tra i quali troviamo ad esempio:

  • la centralità della esperienza inconscia del paziente (senza tuttavia trascurare anche l’esperienza conscia e il mondo reale e relazionale), sulla quale si concentra l'ascolto e l'intervento, con una particolare attenzione ai movimenti transferali;
  • la possibilità quindi di promuovere l’esplorazione degli affetti e delle dinamiche inconsce, di cui non si è consapevoli, ma che influenzano le relazioni, i vissuti, i comportamenti. Tale esplorazione viene favorita dalle comunicazioni inconsce che passano attraverso le narrative dei pazienti, i loro sogni, le libere associazioni, e i fenomeni transferali;
  • la possibilità di elaborare una formulazione psicodinamica del problema portato dal paziente, e cioè la possibilità di descrivere un quadro complessivo della situazione nei suoi diversi aspetti, quindi prestando attenzione non solo al problema attuale, ma anche alle origini evolutive della difficoltà, al significato del sintomo, ai conflitti inconsci posti alla sua base, alle difese disfunzionali che si attivano, alle modalità ricorrenti di reazione al problema o di interazione personale. Dovrà descrivere sia le aree di funzionamento ottimali della persona sia quelle in cui si registrano maggiori deficit o vulnerabilità, al fine di progettare un intervento adatto alla situazione complessiva presentata;
  • la possibilità di fornire interpretazioni dinamiche, cioè di “mettere in parole” l’esperienza conscia e inconscia del paziente e delle forze dinamiche che le determinano. Ciò può avvenire attraverso le interpretazioni, oppure mettendo insieme i diversi elementi raccolti e fornendo una nuova prospettiva, oppure validando quanto portato fino ad allora dal paziente, oppure fornendo qualche elemento in più che consenta di iniziare ad andare oltre a quanto il paziente fino ad allora ha percepito a livello cosciente, o fornendo elementi di chiarificazione, risignificazione, ecc. Le interpretazioni di transfert consentono di esplorare i conflitti e le modalità relazionali e affettive ricorrenti del paziente per come essi si ripresentano all’interno della relazione paziente-terapeuta; e in tal modo il lavoro sul transfert attuale e sulla relazione attuale paziente-terapeuta consentono anche di andare a chiarire alcuni elementi del passato;
  • l’attenzione rivolta alle difese psichiche, che sono normali strategie che consentono a ciascuno di noi, e anche al paziente, di difendersi dalla sofferenza e dall’angoscia, ma che possono diventare disfunzionali o manifestarsi come una resistenza nel momento in cui diventano eccessivamente rigide, non adattive, e non aiutano il cambiamento. Esse vanno pertanto avvicinate dal terapeuta con sensibilità e rispetto verso il bisogno che il paziente ha in quel momento di difendersi, andando tuttavia a favorirne una progressiva consapevolezza e un loro superamento quando esse non sono più utili o diventano disfunzionali;
  • l'attenzione rivolta alla relazione, all'interno della seduta, tra paziente e terapeuta. La terapia si svolge non solo all'interno di una relazione, ma anche attraverso la relazione, che diventa quindi un elemento importante nella cura.


Può essere utile ricordare che nella psicoterapia psicoanalitica si fa riferimento non solo ai principali concetti elaborati da Freud, ma a tutta quella imponente elaborazione successiva che porta fino ai giorni nostri costanti aggiornamenti e revisioni nella teoria, nella ricerca e nella pratica clinica. Gli aggiornamenti sono costanti, la psicoterapia e la psicoanalisi sono in costante evoluzione, e ciò permette di offrire interventi sempre più efficaci. È passato più di un secolo dai primi lavori di Freud, e da allora la psicoanalisi è cresciuta e si è evoluta, traendo nuovi insegnamenti dalla ricerca e adeguandosi ai cambiamenti che si sono verificati nella clinica, nelle patologie e nella popolazione.

L’approccio psicoanalitico è oggi molto ricco e vitale, molto più centrato sulla relazione, sulla costruzione in seduta di un cambiamento terapeutico che va creato insieme da paziente e terapeuta momento per momento all’interno della relazione e del campo terapeutico bipersonale. Pur rimanendo ancora validi e fondanti alcuni concetti teorici di base, molti altri sono stati superati, rivisti o integrati dalle nuove acquisizioni della clinica e della ricerca. E al posto dell’analista freddo e distante, immagine stereotipata e ormai quasi grottesca di un approccio arcaico e superato, troviamo ora un analista in grado di costruire nella relazione terapeutica insieme al paziente una nuova narrazione ed un cambiamento che porti alla ricerca di un nuovo senso condiviso e di un allargamento del pensabile e della pensabilità.

Compito del lavoro terapeutico diventa quindi in quest’ottica anche quello di sviluppare quelle potenzialità che sono già virtualmente presenti e iscritte nella mente, come afferma Bion, come “preconcezione della specie”, ma che possono svilupparsi e crescere solo in seguito ad un incontro con la mente dell’altro.



BIBLIOGRAFIA

  • Bion W.R., "Apprendere dall'esperienza", Armando Editore, Roma, 1996
  • Ferro A, “Nella stanza d’analisi”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1996.
  • P. Foglio Bonda, “Principi e tecniche di psicoterapia”, Franco Angeli, 1992
  • U. Galimberti, “Dizionario di psicologia”, Utet, 1992
  • Lemma A., Target M., Fonagy P. (2011), “Terapia dinamica interpersonale breve”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012