COSA SI FA NELLA PSICOTERAPIA

“[…] l’essenza della nostra umanità sta nel fatto che investiamo di significato tutte le nostre esperienze e che il modo in cui interpretiamo le esperienze ha un effetto diretto sul modo in cui reagiamo al trauma. Così, mentre siamo entità psicobiologiche, con tutto ciò che questo significa in termini di bisogni fisici, pattern di comportamento, genetica e biochimica, cosa facciamo e cosa non facciamo è anche intrinsecamente collegato a come percepiamo noi stessi e il mondo attorno a noi”. 

 (F. de Zulueta) 

Cos'è la psicoterapia


Con il termine “psicoterapia” si definisce un intervento fondato sulla parola (la psicoterapia è una “talking cure”) e nel rapporto terapeuta-paziente, volto alla cura delle funzioni emotive, cognitive, affettive e relazionali dell’individuo.

 

La psicoterapia si occupa di disagio e psicopatologia, che possono:

- manifestarsi nella psiche (con vissuti d’ansia, ruminazioni ossessive, compromissione del pensiero, ecc.);

- esprimersi sul corpo (es. inspiegabili disturbi somatici);

- compromettere le relazioni (rendendole vuote, o al contrario eccessivamente intrusive e controllanti, o ancora confusamente e dolorosamente ripetitive);

- manifestarsi nel comportamento (con agiti, impulsività, irrequietezza, abusi di sostanze, ecc.).

 

La psicoterapia però non si occupa solo di disagio: è anche un’occasione di crescita, di conoscenza profonda di sé, un’opportunità di cambiamento, anche quando non sono presenti elementi di chiara patologia.

Consente di rispondere al bisogno di raggiungere una nuova comprensione di sé e della realtà attorno a sé, in modo da poter affrontare la propria vita pienamente e in modo ottimale, recuperando le proprie risorse e una condizione di maggior benessere.

Chi si occupa di psicoterapia


Lo psicoterapeuta è il professionista abilitato ad esercitare la psicoterapia: ha conseguito, dopo la laurea in Psicologia o in Medicina, un’ulteriore specializzazione post universitaria quadriennale in Psicoterapia.

Chiedere aiuto non è mai semplice: ci fa sentire piccoli, inadeguati non autonomi. Si attivano allora resistenze, dubbi, obiezioni (es. “Passerà da sé”; “Ne parlo già con gli amici”; “Mi basta lo yoga”; “Io mi conosco già abbastanza”; “Non sono mica matto, io!”). Ma chiedere l’intervento del professionista giusto è l’unico modo per affrontare le difficoltà e superarle.

 

Dentro la stanza della psicoterapia


Cosa accade quindi concretamente nella stanza di psicoterapia?

Come abbiamo detto, la psicoterapia è una talking cure. Quindi ciò che accade nella stanza di terapia è principalmente questo: si parla.

Il colloquio è infatti lo “strumento” principale di intervento, anche se può essere affiancato da altri strumenti, quali ad esempio i test. Ma  entriamo ora direttamente nella stanza di terapia.

 

Innanzitutto possiamo dire che al primo colloquio accade ciò che normalmente accade in ogni interazione sociale: ci si conosce.

Il paziente racconta la sua storia, i suoi vissuti, il motivo per cui ha chiesto il colloquio, cosa si aspetta e così via. Lo psicoterapeuta accoglie il racconto del paziente, presta un ascolto attento anche agli aspetti meno manifesti e consapevoli, alle parole e ai silenzi, e fornisce nel primo colloquio le informazioni e delucidazioni necessarie al paziente.

 

Dopo alcuni colloqui formula una prima diagnosi , che servirà ad orientare efficacemente l’intervento, ma sarà sempre possibile rivalutarla in base ad ulteriori elementi che man mano emergeranno. La diagnosi quindi non viene usata come una “etichetta”, come uno schema rigido in cui inserire il paziente, ma in modo molto più dinamico, utile ad orientare il trattamento.

 

L’intervento di psicoterapia si svolge poi secondo alcune caratteristiche tipiche.

In particolare per quanto riguarda la psicoterapia psicoanalitica si può ricordare a grandi linee che:

- viene posta particolare enfasi all’esplorazione di aspetti inconsci, che progressivamente emergono nelle sedute attraverso le libere associazioni, le narrazioni in seduta, ecc.;

- i sintomi vengono considerati nel loro aspetto simbolico, come rappresentanti di diversi elementi e dinamiche psichiche, e andranno indagati per favorire non tanto una semplice eliminazione del sintomo, quanto una più profonda ed efficace comprensione e risoluzione della problematica;

- i precursori infantili degli attuali problemi psicologici nonché le interazioni nei primissimi anni di vita sono elementi importanti in quanto pongono le basi per come poi anche nella vita adulta assimiliamo l’esperienza, la quale viene interpretata inconsciamente in base alle modalità che avevano importanza nell’infanzia;

- transfert e controtransfert assumono un ruolo centrale nella comprensione e nella psicoterapia;

- tra le modalità di intervento possiamo citare gli interventi di interpretazione, chiarificazione, confrontazione, validazione empatica, ecc.

Tutti questi elementi insieme ed altri più tecnici consentono allo psicoterapeuta di approfondire insieme al paziente la conoscenza degli aspetti non solo di superficie, più consapevoli, del problema, ma anche gli aspetti più profondi e meno immediatamente comprensibili, di indagare la dinamica psichica, la struttura di personalità, il livello evolutivo e le difese messe in atto, e consente di lavorare su tutto ciò terapeuticamente insieme al paziente, all’interno della relazione, per favorire un cambiamento.


La cornice della psicoterapia 


La psicoterapia necessita di una “cornice” all’interno della quale possa avere il suo corso. La costanza di questa cornice (o setting) consente di dedicarsi a quanto invece varia all’interno di essa: permette di prestare attenzione al processo terapeutico e alle trasformazioni che in esso hanno luogo. Per tali motivi alcuni elementi come orario, frequenza, onorario, ecc., vengono definiti dalla prima seduta e mantenuti il più possibile costanti.

Il setting, oltre a comprendere l’assetto mentale del terapeuta e lo spazio fisico in cui si svolge la psicoterapia, comprende dunque vari elementi, tra i quali:

- la frequenza delle sedute: di solito almeno una volta alla settimana o più;

- l’orario delle sedute: la regolarità delle sedute (sempre nello stesso giorno della settimana e allo stesso orario) non deriva da esigenze “di agenda”: l’alternarsi costante del ritmo di “presenza” e “assenza” attiva delle risposte ad un livello più profondo che diventano pertanto un ulteriore elemento della psicoterapia;

- la durata delle sedute: di solito, salvo esigenze cliniche diverse, la seduta dura 50 minuti;

- l’onorario: viene stabilito  già dal primo colloquio in base al tipo di intervento;

- le assenze: vanno concordate in anticipo, ad esempio per ferie o altro, oppure ugualmente saldate.

 

All’interno di questa cornice il paziente può portare in modo sicuro tutto il proprio mondo interno e i propri vissuti, certo anche che quanto emerso nel corso delle sedute rimarrà coperto da segreto professionale, pertanto nessuno, neanche il coniuge, i genitori, il partner, potrà essere informato al riguardo dal terapeuta.

All’interno di questo spazio inoltre il paziente può sperimentare un ascolto attento e non giudicante. Lo psicoterapeuta è tenuto a rispettare la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione e all’autonomia dei soggetti che a lui si rivolgono; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre un suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a etnia, nazionalità, religione, stato socio-economico, sesso, orientamento sessuale, disabilità.

La psicoterapia non rende dipendenti ma sostiene l’autodeterminazione e l’autonomia delle persone, fornendo ai pazienti gli strumenti affinché riescano poi a proseguire da soli, anche una volta finita la terapia, verso il desiderato benessere