LE SEI COMPONENTI DEL BENESSERE

“Au milieu de l’hiver, j’apprenais enfin qu’il y avait en moi un été invincible”. (Albert Camus, "L'été")

[trad. “Nel mezzo dell’inverno ho compreso che c’era in me un’estate invincibile”]

Definire cosa sia il benessere psicologico è molto complesso. Vari studiosi si sono interrogati sul tema, proponendo diverse definizioni: alcuni hanno evidenziato una componente di valutazione soggettiva di soddisfazione della vita, altri ne hanno messo in evidenza la caratteristica di prevalenza degli affetti positivi su quelli negativi, altri ancora da un punto di vista più clinico hanno considerato il benessere psicologico come assenza di sintomatologia.

Il benessere è, secondo Carol Ryff, qualcosa di molto più complesso, non riconducibile alla semplice idea di felicità: è un costrutto multidimensionale; in esso intervengono diversi aspetti che si influenzano reciprocamente in interazioni complesse. Carol Ryff definisce il benessere psicologico come costituito da sei componenti principali, che possono essere misurate con una scala di autovalutazione, la PWB (Psychological Well-Being Scales, della quale è disponibile anche un adattamento italiano).  


Le sei componenti del benessere secondo Ryff possono essere così riassunte:

1) autoaccettazione: evidenzia un senso di soddisfazione verso se stessi e verso la propria vita, la quale suscita sentimenti positivi; implica una consapevolezza delle proprie qualità, sia positive che negative.

2) relazioni interpersonali positive: questa dimensione implica la presenza di un soddisfacente numero relazioni interpersonali caratterizzate da calore, fiducia, empatia, affetto. Proprio queste qualità consentono di mantenere legami importanti con gli altri, legami in cui è possibile dare e ricevere reciprocamente.

3) autonomia: consente di essere indipendenti, non influenzabili dalle aspettative degli altri o dalle pressioni sociali, sicuri di sé. Il comportamento ed il pensiero sono determinati da standard personali interni, e non da pressioni sociali.

4) controllo ambientale: consente di gestire la vita di tutti i giorni, l’ambiente circostante, di cogliere le opportunità, e di modificare per quanto possibile l’ambiente circostante in base alle proprie esigenze.

5) crescita personale: evidenzia una capacità di percepirsi come in continuo sviluppo, in continuo cambiamento, continuamente rivolti verso nuove esperienze e verso nuove possibilità di realizzare il proprio potenziale.

6) scopo nella vita: implica la capacità di attribuire un significato alla propria vita, sia presente che passata, di porsi delle mete o degli obiettivi, muovendosi verso una certa direzione, in base a precise convinzioni personali sul senso della vita (Ruini et al., 2003).

Punteggi alti ottenuti alla scala di autovalutazione PWB in queste sei dimensioni possono quindi indicare la presenza di un buon livello di benessere psicologico nell’individuo, valutazione che può essere utile anche in sede clinica, nell'ottica della prevenzione e dell'incremento del benessere personale, oltre che in sede di ricerca.

Può essere infine interessante notare come la ricerca sul campione di popolazione italiano abbia rilevato un minor livello di benessere in alcune fasce della popolazione: gli anziani, le donne e le persone con livello di istruzione più basso. 

Si evidenzia così come certe variabili (quali appunto l’età, il sesso, il livello di istruzione), possano andare ad influenzare alcune delle sei dimensioni, in particolare la crescita personale, lo scopo nella vita e il controllo ambientale. 

Ciò è in parte dovuto a elementi che potremmo definire “fisiologici” (è normale aspettarsi da persone della fascia d’età intermedia, tra i 30 e i 55 anni, punteggi più alti nella dimensione del controllo ambientale, perché in questa fascia d’età diventano più accessibili le occasioni fornite dall’ambiente e si sono maturati più strumenti personali per agire su di esse; allo stesso modo ci si può aspettare che persone con livello di istruzione più alto, con un diploma o una laurea, possano ottenere punteggi più elevati nelle dimensioni della crescita personale e del senso della vita, perché hanno avuto accesso a posizioni lavorative che implicano maggiori responsabilità o il perseguimento di mete sempre maggiori), ed in parte può essere invece dovuto a fattori “culturali” (ad esempio le donne del campione italiano ottengono punteggi inferiori agli uomini nelle dimensioni del controllo ambientale, della crescita personale, dello scopo nella vita, dell’autoaccettazione, a differenza delle donne del campione americano, nel quale non si evidenziano queste differenze, probabilmente a causa di differenze transculturali relative ai ruoli occupati dalle donne nelle due diverse società).

Tutto ciò ci conduce verso nuove riflessioni e apre nuove prospettive, che dovranno essere indagate non solo nel campo della ricerca, ma anche sul piano clinico, per arrivare ad una maggiore capacità di fare prevenzione e di promuovere il benessere psicologico, e con esso anche la salute in generale.


BIBLIOGRAFIA

C. Ruini, F. Ottolini, C. Rafanelli, C. Ryff, G.A. Fava, “La validazione italiana delle Psychological Well-Being Scales (PWB)”, Rivista di Psichiatria, 2003, 38, 3, pag. 117-130.