“I bambini sono come il cemento umido, tutto quello che li colpisce lascia un’impronta”

“I bambini sono come il cemento umido, tutto quello che li colpisce lascia un’impronta”. (H.G. Ginott)

 

Non è vero che i bambini “non capiscono”, “non sentono”, “sono troppo piccoli per accorgersi di quello che sta accadendo”.

Ma è vero che i bambini sono spesso fortemente resilienti e hanno una struttura psichica ancora in evoluzione che può trovare più agevolmente, in alcune condizioni, nuove modalità per adattarsi alle situazioni. Una delle condizioni perché questo possa avvenire è che i bambini si trovino inseriti in un ambiente familiare supportivo dal punto di vista relazionale e affettivo.

 

Quindi cosa si può fare affinché le “impronte” lasciate da questo difficile periodo non siano un calpestio confuso, ma tracce di passi che si dirigono verso uno sviluppo positivo e armonico?

 

- Ascoltare “con orecchie e occhi spalancati” quello che i bambini ci raccontano, anche quando fanno lunghi giri, anche se non trovano subito il punto, anche quando sembra stiano parlando d’altro. Ascoltare lasciando ampio spazio alle loro parole, senza riempirle subito di concetti, soluzioni, spiegazioni. Lasciamo loro il tempo di contattare le emozioni, le fantasie, i loro pensieri e le loro soluzioni, in modo che possano raccontarcele come riescono, con le loro parole, con i gesti, con i loro tempi.

 

- Sintonizzarsi con le emozioni e i vissuti dei bambini e sostenere la regolazione affettiva. Sostenere cioè un processo di condivisione degli stati affettivi, che devono essere accolti anche quando spaventano o sono negativi, e che non vanno sottovalutati né negati: invece di dire “non devi avere paura”, può essere più utile dire “so che hai paura e anch’io a volte anch’io ne ho un po’, ma io so che qui siamo al sicuro, che seguiamo le regole per stare bene e i medici ci aiutano, e che mamma e papà sono sempre qui con te e ti proteggono”.

 

- Rassicurare i bambini sul fatto che sono al sicuro, e che anche i loro cari sono al sicuro. Rassicurarli sul fatto che è compito dei genitori proteggerli, che i genitori sono lì per questo, e che si prendono cura di loro.

 

- Sostenere l’autoefficacia dei bambini: anche se la responsabilità della cura e della protezione deve essere chiaramente attribuita ai genitori, per i bambini può essere importante sentirsi responsabili di alcuni piccoli compiti, in modo da sentire di poter avere il controllo, sperimentando la propria autoefficacia e riducendo vissuti di impotenza e passività. Possono quindi essere assegnati loro alcuni piccoli compiti, quali ad esempio supervisionare che tutti in casa si siano lavati le mani. Oppure si possono stabilire delle piccole routine (es. per i compiti, per preparare la tavola, per riordinare i giochi), in modo che si trovino inseriti in una gestione del tempo e delle attività nota e rassicurante, e in modo che possano sperimentare la loro autoefficacia.

 

- Sostenere la positività, gli aspetti di speranza e cambiamento positivo. Riconoscere insieme ai bambini tutti gli aspetti positivi che fanno da contraltare agli aspetti negativi: lo stare insieme, la possibilità di sentirsi e vedere anche a distanza, e soprattutto tutti i movimenti di “riparazione” ai piccoli grandi problemi che si possono incontrare, con un’apertura sul futuro.

 

Ma se tutto questo non fosse sufficiente e si riscontrassero nei bambini dei segnali di disagio, è importante per i genitori riconoscere i propri limiti, riconoscere che non c’è niente di male nel chiedere un aiuto professionale per poter ricominciare poi ad occuparsi dei propri bambini con nuove risorse e nuove capacità.